TORTORETO – Il ministero degli esteri Angelino Alfano ha affrontato il caso di Denis Cavatassi, il ristoratore condannato a morte in Thailandia con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di un socio d’affari italiano nel 2011, nell’incontro di oggi a Bangkok con il suo omologo thailandese Don Pramudwinai. Lo hanno confermato fonti della Farnesina, dopo che in mattinata Alfano aveva preannunciato all’Ansa di voler parlare della questione con il governo thailandese "con tutta la chiarezza che il caso merita e tutto il rispetto per l’altrui sovranità".
Cavatassi (50 anni), di Teramo, è stato condannato in primo grado nel dicembre 2015 assieme a tre thailandesi che hanno confessato di essere stati coinvolti nella pianificazione ed esecuzione materiale dell’agguato contro Luciano Butti a Phuket il 15 marzo 2011, quando il socio di Cavatassi in diverse attività di ristorazione era stato freddato da quattro colpi d’arma da fuoco mentre era a bordo di uno scooter. L’accusa contro Cavatassi è di aver assoldato dei sicari pagandoli circa 3.500 euro per tendere la trappola al socio, con il movente di una truffa di circa 200mila euro subita da Butti. Un bonifico di Cavatassi verso uno dei tre thailandesi condannati pochi giorni prima del delitto, secondo i giudici, costituisce la prova del coinvolgimento dell’italiano. Cavatassi si è però sempre professato innocente, sostenendo che quel bonifico costituisse un semplice prestito. La pena di morte nei suoi confronti è stata confermata in secondo grado nel novembre 2016, nonostante la pressione diplomatica esercitata dall’Italia. Dato che dal 2009 in Thailandia vige una moratoria sulle esecuzioni capitali, è comunque probabile che la sentenza venga commutata d’ufficio in ergastolo.